Wednesday 22 June 2011

IL CRISTIANO E L’ISLAM, Parte III

Attenti ai lupi camuffati da agnelli

Continua da Parte II

IV EUROPA: NUOVA FRONTIERA DELL'ISLAM.

7. "C'è un abisso tra noi e loro"

L'arcivescovo Biffi ha espresso cose che tutti sanno, ma che nessuno ha il coraggio di dire. Non ha condiviso la posizione di Biffi il cardinale di Milano Carlo M. Martini che è per una società multi etnica e per l'arricchimento culturale che ne deriverebbe. Il Resto del Carlino, che ha seguito più di altri e con attenzione la vicenda, ha riportato le reazioni dei lettori.

"Fra la nostra cultura di tipo europeo e quella islamica le differenze sono profonde e difficilmente colmabili. Per questo non si può sapere se, e a quali condizioni, ci sarà un integrazione o se ci sarà invece la totale rinuncia delle nostre tradizioni e la supina accettazione delle loro; questo, naturalmente, quando loro saranno in numero tale da dettare le loro leggi (e, per questo, non è necessario che siano maggioranza).

"
Mi limito qui ad accennare solo ad alcune differenze culturali relative ai rapporti nella famiglia perché macroscopiche. Agli uomini è concesso sposare fino a 4 mogli e tenere un numero di concubine secondo le possibilità economiche. Le mogli non sono gelose tra loro perché abituate, da tante generazioni, a questa convivenza che trovano un fatto del tutto naturale. Sarebbero disposte le donne italiane a convivere con altre due o tre mogli ed un marito comune? Le figlie sono sottoposte alla infibulazione che garantisce la verginità fino al momento dei matrimonio. Siamo appena agli inizi della colonizzazione dei nostro Paese, ma già sono avvenuti matrimoni misti nei quali il padre, con la scusa di far conoscere la figlia ai genitori, la porta nel suo paese e la sottopone a questi interventi estremamente scioccanti per una bambina nata e cre­sciuta nel nostro Paese. "Ben vengano gli interventi non certo troppo allarmistici ma solo realistici di mons. Biffi perché si deve sapere che questo è il prezzo da pagare per l'integrazione tra noi e loro".

Anche il Prof. Giovanni Sartori, politologo, prende posizione: "i nostri terzjomondisti non -ci debbono raccontare che andremo a creare una nuova città integrata. No. Andremo invece a creare una città disintegrata, che diventerà tanto più conflittuale quanto più andremo a trasformare i nostri 'estranei' in cittadini votanti. Benjamin Constant scriveva che ‘quando si getta in una società un principio separato da tutti quei principii intermediari che lo adattano alla nostra situa­zione si produce un gran disordine’. Dedico questo passo alle nostre anime belle che brandiscono principii che non sanno applicare e dei quali non capiscono le conseguenze".

8. "Arricchimento culturale?".

"
Abbiamo le strade piene di immigrati che abusivamente vendono accendini, lavano vetri, percorrono le spiagge con le loro mercanzie inseguiti dai vigili urbani e... si guardano bene da scegliere la frustrante vita di fabbrica. Eppure imprenditori sono sempre lì a chiedere l'ingresso di altri immigrati con l'ipocrita alibi del rifiuto da parte degli italiani. Quanti extracomunitari dovranno ancora entrare per racimolare il numero sufficiente disposto a lavorare per 1.300.000 al mese quando per l'affitto ce ne vogliono 800.000?

E così ritroviamo in casa i Sikh, che già accampano i loro diritti e premono per poter portare il pugnale alla cintola ed il turbante al posto del casco; i musulmani che ci imporranno la poligamia e le leggi coraniche dei taglione; gli africani che hanno già portato i loro riti Vudù, e via di questo passo. Se è questo "l'arricchimento culturale" con cui tanti "sponsor" si riempiono la bocca penso proprio che è meglio isolarci nella nostra "povertà" con Giotto, Raffaello, Michelangelo, Leonardo... Attaccare il cardinale Biffi per le verità che ha detto è pura mistificazione" .

M. Gagliardi aggiunge: "Proclamare la Verità fa scandalo, soprattutto se si parla di immigrati. Nell'Italia egemonizzata per trent'anni dalla cultura marxista, un prelato che dice chiaro e forte il suo pensiero sorprende... Qualsiasi siano le implicazioni del messaggio, il fatto centrale ed innegabile resta il seguente: nei prossimi anni il flusso di immigrati di fede musulmana crescerà fino a che diverranno milioni; la loro è una cultura chiusa ad una vera integrazione. Cosa accadrà se si continuerà a parlare di multiculturalismo? La parola, molto in voga, sa di niente perché manifesta un desiderio irenico che lascerà irrisolte tutte le contraddizioni che si apriranno tra due popoli con culture, fedi e tradizioni diverse. di fronte all'Islam, l'Italia rischia di fare la fine dei "russi bianchi" (Avvenire 15/10/2000, p. 6).

Scrive F. Facchini, docente di Antropologia nell'Università di Bologna: "
Una discriminazione sul piano dei diritti dell'uomo? Non pare proprio... Interculturalità non può significare accettazione di qualunque differenza. Vi sono limiti invalicabili nelle diversità con cui confrontarsi. Essi sono rappresentati dal rispetto dei diritti dell'uomo (dignità della persona, libertà, pari dignità e diritti dell'uomo e della donna) sempre e dovunque. Vanno inoltre rispettati i valori e le tradizioni dei Paese ospitante, tra i quali si annoverano quelli relativi alla famiglia e alla religione. Una cultura totalizzante come quella islamica mal si concilia con i diritti dell'uomo e con la nostra cultura. È quanto con verità e coraggio ha rilevato il Cardinale Biffi" (Avvenire, 15/10/2000 p. 6).

9. "Ciò che per noi è preoccupante..."

Il portavoce della Curia imolese, don Giacometti, afferma che la nota di Biffi può essere giustamente intesa solo se collocata nel contesto presente. "Ciò che per noi è preoccupante - afferma don Giacometti - è il rifiuto degli immigrati di religione islamica a qualunque forma di integrazione ed il distacco che mantengono con la nostra cultura, fino a lasciar supporre l'intenzione di sovrapporre poco alla volta i loro valori ai nostri. Non a caso ai cattolici in visita nei loro Paesi è proibito portare con sé il Vangelo, praticare le forme del proprio rito religioso, avere una catenina con la croce al collo. Inoltre la visione islamica della famiglia, dell'educazione dei figli, della donna è molto distante dalla nostra, direi incompatibile. È allora preferibile accogliere immigrati di fede cattolica, la cui integrazione nella società non può comportare gli stessi problemi,,.

10. "Ora si oppongono ai Vescovi"

Di "taglio" più politico sono state le reazioni dei sig. Neri Capponi di Firenze, per il quale i Popolari ora si oppongono ai Vescovi. Egli scrive: "La Democrazia Cristiana fu fondata dal "modernista" Romolo Murri compagno di eresia (e di scomunica) dei Bonaiuti. La sinistra dc (ora Ppi) è erede del Murri: si tratta cioè di laicisti para-marxisti travestiti da cattolici (i famosi "comunistelli di sacrestia"). Con quale faccia, mi chiedo, può Pistelli, che appartiene a quella congrega, opporsi a grandi Vescovi come Biffi ed il suo collega di Parigi sulla questione dell'immigrazione islamica arrivando addirittura a dire quale Chiesa preferisce e quale no?".

Un no alla politica multietnica lo esprime anche il sig. Giovanni Bertei di La Spezia che scrive: "
Il cardinale Biffi ha ragione. La stragrande maggioranza del popolo italiano rifiuta la politica multietnica imposta dalle sinistre e vuole che si ponga fine all'invasione extracomunitaria del proprio territorio. Tutto ciò è legittimo e nulla ha a che fare o vedere col razzismo. Il popolo italiano difende semplicemente la propria identità, i propri usi e costumi, le proprie consuetudini e vuole vivere in pace e nella sicurezza. È mia opinione che esso orienterà il proprio voto, nelle prossime elezioni politiche, nei confronti di chi si impegna a garantire che ciò avvenga e, per contro, lo negherà a chi, come le sinistre, mostra di infischiarsene della sua volontà, dei suoi desideri e delle sue istanze".

11. "Perché la Caritas sconfessa Biffi".

Anche la Caritas è entrata in contrasto di idee col cardinale Biffi, la cui posizione però è stata difesa da due bolognesi.

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Ma chi ha detto che carità cristiana è accettare tutti indistintamente? Le dichiarazioni dell'arcivescovo di Bologna non cessano di produrre commenti, i più disparati, divenendo occasione di dibattito sulla visione della vita. Ciò che appare strano è che a schierarsi col Cardinale spesso sono uomini di area laicista, mentre non pochi personaggi del mondo cattolico esprimono non soltanto riserve sul pensiero del porporato, ma critiche, a volte acrimoniose.

"Le considerazioni del Cardinale, fra l'altro pacate, fotografano una realtà e propongono a coloro che hanno responsabilità politico-sociali un contegno che risponde a un semplice criterio di giustizia. Chi lo accusa e in modo non certo sfumato, di mancare di carità, dimentica che non c'è carità autentica che non si fondi innanzitutto sulla verità e quindi sulla giustizia. L'altra, spacciata per carità, spesso altro non è che pacifismo buonista: un saio francescano con interno di pelliccia.

"Perché, è giustizia vera preferire immigrati cristiani, poichè, lo sanno tutti, non c'è raggruppamento umano nel mondo che sia perseguitato, oppresso, angariato, soffocato come le comunità cristiane. Essi, perciò, a buon diritto vanno preferiti a genti di altre fedi che spesso nei loro Paesi di origine sono socialmente appartenenti alla turba dei persecutori. Resta il fatto poi che si soccorrono assai meglio questi migranti spendendo per loro un miliardo nei loro Paesi d'origine che non buttando dieci miliardi qui".

È legittimo anche chiedersi: ma la Caritas fa lo stesso per i nostri fratelli cristiani massacrati dai musulmani nel Sudan, nelle Molucche, nel Libano, etc, ? Sarebbe anche interessante sapere quali iniziative la Caritas ha prese per evangelizzare queste persone (che pure ne hanno diritto, perché siamo debitori del Vangelo a tutti!) senza per questo cadere nei proselitismo, dato che la carità è inseparabile dalla verità. La carità è sempre ordinata: Dio sopra tutto e prima di tutto e, poi, il prossimo per amor di Dio e in ordine a Dio... Oppure gli immigrati sono solo corpi da sfamare?


Più "pepata" una lettera firmata di Bologna che dice: "La Caritas ha preso posizione contro la pastorale del cardinale Biffi. Si! Perché per la Caritas "le porte aperte agli stranieri" sono un business. I centri di accoglienza ripieni di "nuovi ospiti" comportano rette giornaliere per la loro assistenza. Di queste la Caritas presenta il conto alle Prefetture. Già il ministro Scotti ebbe a lamentarsi col mondo cattolico: "quello della solidarietà e dei volontariato prodigo di critiche, ma non di aiuti spontanei" e "quello che nelle emergenze precedenti pretese rette per la sistemazione degli albanesi". Con tanti miliardi di debito pubblico (2,5) come potrà la Caritas assistere con suoi aiuti spontanei tanti clandestini? Da alcuni anni io sottoscrivo l'8 per mille a favore di una comunità per la quale sono certo che il mio contributo è speso bene,, 48.

12. "Sei fuori coro? sei un razzista!".

È evidente ormai che c'è chi, velatamente o no, lavora per I'islamizzazione dell'Italia. La giunta comunale di sinistra di Lodi ha deciso di regalare un terreno di 15 mila metri quadrati per la costruzione di una moschea, in compenso dalle aule scolastiche italiane è stato tolto il crocifisso! Così mentre il Cristianesimo viene combattuto, la religione Islamica viene attivamente incoraggiata! Inoltre la regione Emilia Romagna ha deliberato corsi di lingua araba per bambini nordafricani ivi residenti, finanziati dalla Regione! C'è stato anche un provvedimento voluto dall'assessore regionale ai Servizi sociali e immigrazione dei Verdi che dovrebbe distribuire contributi per 250 milioni ad enti ed organizzazioni per attività a favore di immigrati. Nel Reggiano si finanzia addirittura la festa musulmana del Ramadan... A Padova il Comune ha concesso 30 milioni per arredare la moschea! E pensare che S. Antonio andò in Marocco per convertire i musulmani, mentre adesso se li trova nella sua città!

Scrive il Sig. R. Marchioro: "
Ho letto di una delibera della Regione Emilia Romagna per l'insegnamento dell'arabo e di altre lingue agli immigrati per "mantenere il contatto con le proprie radici" e per "favorire l'integrazione". Con quali soldi finanziamo questi corsi? Con i soldi tratti di tasca propria del sig. P. Zanca o da quelle dei contribuenti? Se sono lirette del signore in questione, nulla da eccepire; ma se sono, come presumo, lirette dei contribuenti allora è un'altra questione. Si potrebbe chiedere ai contribuenti se sono d'accordo su queste iniziative strane. Oltretutto si tratta anche di buona creanza, o se si vuole, di trasparenza. In quanto poi all'ultima allocuzione: "Prendersela solo con gli arabi sventolando il pericolo islamico è un'operazione xenofoba e razzista che l'Emilia Romagna respinge", ma di quale Emilia Romagna parla? E come si arroga il diritto di parlare a nome degli altri? Gli Emiliani-romagnoli, certo, non sono razzisti, tanto meno xenofobi; possono però diventarlo quando si accorgeranno che i veri discriminati razziali sono loro, pieni di doveri, e gli extracomunitari pieni di diritti" (ll Resto del Carlino, 6/11/2000 p.8).

Scrive il sig. Benito Parrini di Empoli: "
Ho vissuto 20 anni all'estero come emigrante regolare e non clandestino e non ho mai pensato di poter ottenere la nazionalità del Paese ospitante. Attualmente vedo invece extracomunitari che sanno a malapena pronunciare qualche parola nella nostra lingua con già in mano la carta di identità italiana. E quello che al tempo stesso mi stupisce e mi irrita ancora di più è vedere con quale prepotenza questi nuovi immigrati, in particolare gli islamici, pretendono di portare nel nostro Paese la loro cultura e le loro usanze, spesso in contrasto con le nostre (basti pensare all'utilizzo dei velo anche nelle classi o alla costruzione di moschee). Vorrei allora porre una domanda: e se provassimo noi a costruire chiese cristiane nel loro Paese, come pensate che reagirebbero? Sicuramente non come noi nei loro confronti, Mi dispiace che nella nostra società piena di buoni sentimenti verso gli extracomunitari chi osa uscire un po' dal coro sia subito etichettato come razzista, mentre invece è solo qualcuno che ama il proprio Paese e non vuole vedere le proprie tradizioni surclassate da quelle straniere, che non ci appartengono"

Scrive il sig. B. Bertuzzi di Bologna: "
Sono con Bossi, lo sarei ancora di più se fosse o fosse stato più coerente. Comunque deploro il comportamento della destra che si è dissociata dall'opposizione alla costruzione della moschea islamica di Lodi. Per me dovrebbe intervenire lo Stato: una moschea in Italia, una chiesa cattolica in islam. Questo è il principio di reciprocità. Ma i politici "cattolici" cosa fanno? Faremmo bene a ricordarcene al momento del voto..."

Scrive il sig. A. G. di Bologna: "
Visto che l'on. Pannella è fermamente intenzionato a ricostruire - mattone su mattone - la progettata moschea di Lodi, se i bossiani la distruggeranno, gli sarei grato se con la stessa determinazione, in nome del suo spirito libero, liberai, libertario, andasse in un Paese arabo a costruirvi - mattone su mattone - una chiesa cattolica".

Scrive infine il sig. D.D.C. di Varese: "
Gli italiani sono considerati razzisti se compiono una manifestazione contro la costruzione di una moschea, ma i musulmani, che nei loro Paesi impediscono la costruzione di chiese cristiane, non sono razzisti a loro volta? (Questo bisognerebbe chiederlo a Pannella e a tutti coloro che hanno attaccato Biffi!). A loro è permesso montare tende e manifestare davanti alle chiese, ma a noi italiani non è permesso. La manifestazione di protesta di Lodi ritengo debba essere ritenuta legittima se è stata ritenuta legittima la protesta delle donne musulmane (e questa a mio avvi­so non lo era) che a Torino avevano manifestato contro la legge italiana che vieta le foto a volto coperto sui documenti.

13. Biffi "Ci giudicano intolleranti perché non siamo omologati".

Così titolava la Stampa (30/10/2000, p. 6) circa alcune scritte sui muri di tre chiese nel Bolognese con accuse di razzismo. Nell'omelia tenuta nella cattedrale il Cardinale ha detto: "C'è il rischio da parte di noi cristiani di essere giudicati intolleranti, solo perché non vogliamo accettare gli errori della cultura imperante. Credenti non significa creduloni... in ogni ora della storia il 'mondo' offende la Sposa di Cristo con giudizi malevoli, processi alle intenzioni, calunnie, oltre che con frequenti attentati alla libertà della sua missione e con persecuzioni anche cruente. E non se ne scusa mai".

Scrive il sig. A. Kornas: "Sull'immigrazione si sta facendo una grande confusione per non parlare di chi ci specula sopra. Per lo Zingarelli il razzismo è `una teoria che tende a stabilire una gerarchia tra le popolazioni umane, esaltando le qualità superiori di una razza, affermando la necessità di conservarla pura da ogni commistione e respingendo le altre in uno stato di soggezione'. Se le razze pure non esistono più da secoli, chi sono e dove stanno tutti questi razzisti in Italia? Non mi sembra ci siano persone che predicano le superiorità della razza.

Quindi il razzismo non c'entra con quanti si pongono il problema di tutelare storia, cultura, religione, tradizioni e sicurezza di una nazione invasa dagli extracomunitari. Non sono certo razzisti quanti, pur riconoscendo che in un Paese civile non deve mancare la solidarietà, chiedono limiti agli ingressi. Accogliere i disperati è un dovere morale senza fare del male a noi stessi. Quindi occorre stabilire una percentuale di immigrati oltre la quale non si deve andare".

14. "Ora candidano un musulmano"...

Non solo. Biffi trova il "nemico" in casa: un candidato maomettano. Khaled Fouad Allam, docente dì sociologia islamica all'Università di Trieste e di islamismo a quella di Urbino, si presenterà alle prossime elezioni politiche nelle liste dei Verdi, proprio nel collegio del cardinale Biffi. E una provocazione "Leggo che un musulmano si presenterà alle prossime elezioni con l'appoggio dei soliti buonisti all'italiana per i quali l'unica cosa importante è garantirsi una poltrona ben pagata e potere. Inizierà così un processo di islamizzazione dell'Italia favorito dalla miopia dei nostri politici. Solo chi non conosce a fondo l'islamismo può sperare che ci possa essere integrazione con la nostra civiltà. Il loro scopo è quello di travolgerla. Sarà così annullato il lungo e faticoso cammino fatto dal mondo femminile per acquisire pari dignità con l'uomo. Le nostre nipoti potrebbero dover condividere il marito con altre tre mogli, sui figli non avranno nessun diritto, perfino nei tribunali la loro testimonianza non ha valore, etc. Si rischia di tornare indietro di secoli. Nei Paesi musulmani è vietato tenere in casa il Vangelo, anche per un cattolico; in alcuni di essi la pena prevista è la flagellazione. Noi, invece, ai musulmani ci apprestiamo a concedergli li potere".

Sorprendentemente anche un "ateo" condivide la proposta di Biffi. Egli scrive: "Sono un ex comandante della 7° Gap (ateo) e non riesco a capire gli uomini della sinistra che contano, così ciechi ed opportunisti, in contraddizione con la fede politica del loro passato, convinti di essere democratici a 18 k tollerando un pericolo strisciante come la fede musulmana. Man mano che aumenteranno i fedeli in Italia, riusciranno ad imporre con la forza la loro religione e, quel che è peggio, il Corano come legge dl Stato. Sono convinto che la posizione assunta da parte dei politici sia frutto di ignoranza e vigliaccheria. I musulmani che vengono in Italia per lavoro devono rispettare le usanze e le leggi vigenti. Io non andrò mai in quei Paesi dove la religione è una dittatura di Stato, peggio del Nazismo che ho combattuto guadagnandomi una condanna a morte".

15. L'infibulazione (o mutilazione genitale femminile).

Un'altra pratica islamica (e animista) incompatibile con la cultura occidentale è l'infibulazione. La descrive Waris Dirie, una top model di fama internazionale, la pastorella di capre approdata alle pagine della prestigiosa rivista di moda Vogue. Racconta la sua vita straordinaria in un libro che è anche un atto di accusa contro la mutilazione sessuale delle donne in certi Paesi, una pratica che è un atto di sopraffazione ed un insulto alla loro dignità ed alla loro libertà. Le donne hanno di che riflettere.

Dopo aver parlato della sua infanzia fra i nomadi del deserto somalo, Waris parla poi del momento in cui è costretta a subire I'infibulazione: "In Somalia si pensa che le ragazze abbiano tra le gambe parti del corpo che sono "sporche" e che devono quindi essere soppresse: il clitoride, le piccole labbra della vulva e la maggior parte delle grandi labbra. Poi la ferita viene ricucita, lasciando una cicatrice dove prima c'erano, gli organi genitali. Una pratica detta infibulazione.

Il prezzo che la "zingara" - come la chiamano alcuni - richiede per l'intervento è una delle spese più grosse che una famiglia debba sostenere, ma viene considerato un buon investimento, perché le figlie non infibulate non hanno accesso al "mercato" del matrimonio.

I particolari del rituale non vengono mai spiegati alle bambine. È un mistero. Si sa solo che capiterà qualcosa di speciale quando sarà il momento. Di conseguenza, tutte le piccole somale attendono con ansia la cerimonia che le renderà donne. Originariamente I'infibulazione coincideva con il momento in cui le bambine diventavano puberi, ma col tempo l'età dei soggetti è andata calando sempre di più. Una sera quando avevo circa cinque anni, mia madre mi disse: "Tuo padre ha incontrato la zingara. Dovrebbe arrivare da un giorno all'altro"... lo sbirciai tra le mie gambe e vidi la zingara. La vecchia mi guardò con durezza, poi frugò dentro una vecchia borsa di tela con le sue dita lunghe e ne estrasse una lametta da rasoio rotta. Il suo orlo frastagliato era incrostato di sangue secco. La zingara ci sputò sopra e se la sfregò sul vestito. Poi non vidi più nulla perché la mamma mi aveva bendato. Subito dopo sentii che mi veniva tagliata la carne. La lametta tracciava un solco di fuoco nel centro del mio corpo... Poi non sentii più nulla, perché ero svenuta. Quando mi risvegliai non avevo più la benda sugli occhi, così vidi che la zingara aveva staccato alcune spine da un albero di acacia lì vicino. Le utilizzò per forarmi la pelle. Poi infilò nei buchi un robusto filo bianco per ricucirmi. Avevo le gambe completamente intorpidite, ma il dolore al grembo era talmente disumano che desiderai morire.

A partire da quel momento non ricordo più nulla e, quando ripresi conoscenza, la zingara non c'era più. Le mie gambe erano state legate insieme con strisce di stoffa che mi avvolgevano dalle caviglie alle anche cosicché non potevo muovermi. Girai la testa verso la roccia; era coperta di sangue come se ci avessero macellato sopra un animale. Brandelli della mia carne seccavano al sole sulla pietra... Erano trascorse diverse ore e sentivo impellente il bisogno di orinare. La prima goccia mi bruciò come se la pelle fosse stata attaccata da un acido. Dopo avermi ricucito, la zingara aveva lasciato per l'urina e le mestruazioni solo una piccola apertura, un minuscolo orifizio del diametro di un fiammifero.

Mentre i giorni trascorrevano lenti ed io stavo coricata nella mia capanna, la piaga si infettò e mi venne la febbre alta. Svenivo e rinvenivo a intermittenza. La mamma mi portò cibo e acqua per due settimane. Giacendo là dentro da sola con le gambe ancora legate, non potevo fare altro che chiedermi: a che cosa serve tutto questo? A quell'età non capivo nulla di sesso. Sapevo solo che ero stata macellata coi permesso di mia madre, e non capivo perché. Soffrivo atrocemente, eppure ero ancora fortunata. Molte giovani muoiono dissanguate, per lo shock, per l'infezione o il tetano. Se si considerano le condizioni in cui viene eseguita I'infibulazione, c'è da stupirsi che qualcuna sopravviva. (Dopo essere diventata una top model continua):.. Ma l'ebbrezza del successo non serviva a sanare le mie vecchie ferite. Potevo orinare solo goccia a goccia. Le mestruazioni poi, erano un vero incubo, sempre. Ogni mese mi neutralizzavano per parecchi giorni. Avrei voluto morire per non soffrire più in quella maniera atroce. Passò più di un anno prima che potessi sottopormi all'operazione.. ma a Londra. Il dottor Macrae fece un buon lavoro, e gliene sarò sempre riconoscente. Mi disse: "Lei non è la sola. Di donne con il suo stesso problema ne vedo in continuazione. Moltissime vengono dal Sudan, dall'Egitto, dalla Somalia. Alcune sono incinte e terrorizzate, perché è molto pericoloso partorire con la vagina cucita. Vengono da me anche senza il permesso del marito, e io faccio dei mio meglio".

Dopo tre settimane ero tornata normale, O quasi. Potevo finalmente orinare senza impaccio, e non ci sono parole per esprimere la sensazione di libertà che provavo ...E tutto a causa di un rituale che costringe molte donne a vivere nella sofferenza. Qualcuno doveva denunciare questo stato di cose, parlare per la piccola fanciulla africana che non ha voce. Poiché ero stata anch'io una di loro, ho pensato che toccasse a me farlo. Qualche tempo prima Laura Ziv, una giornalista della rivista di moda Marie Claire, mi aveva chiesta un'intervista. Accese il registratore, e io cominciai a raccontarle la cerimonia della mia infibulazione. Ero arrivata a metà, quando lei scoppiò a piangere e spense l'apparecchio. "Ma è orribile, disgustoso. Non avrei mai immaginato che queste cose succedessero ancora oggi". "È proprio questo il guaio" risposi. "Voi occidentali non sapete".


Il giorno dopo l'intervista mi sentivo confusa e imbarazzata. Tutti adesso avrebbero conosciuto il mio segreto più intimo. Nemmeno le persone a me più vicine sapevano quello che mi era capitato da piccola, e adesso io l'avevo messo in piazza. Ma dopo averci riflettuto a lungo, mi resi conto che dovevo proprio par­lare della mia infibulazione. Prima di tutto, perché mi turbava profondamente. A parte i problemi di salute che ancora mi provoca, sono incapace di provare piacere nell'atto sessuale. Mi sento incompleta, handicappata e sapere che non posso far nulla per cambiare questa condizione, mi provoca una sensazione di grande sconforto. La seconda ragione che mi spingeva a parlare era la speranza di poter far capire al pubblico che questa dolorosa mutilazione viene praticata ancora oggi. Dovevo parlare non solo per me, ma per i milioni di bambine che devono subire questo supplizio e ne muoiono.

Nel 1997 il Fondo per la Popolazione delle Nazione Unite mi invitò ad associarmi alla sua lotta per mettere fine alla infibulazione, o mutilazione genitale femminile, come viene più propriamente definita oggi. L'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha raccolte statistiche davvero terrificanti che permettono di valutare la portata di questo problema. Dopo aver visto quei dati, ho capito chiaramente che non era solo una mia questione personale. La mutilazione genitale femminile viene praticata soprattutto in Africa, in 28 paesi. Ma adesso si sa di casi verificatesi anche fra ragazze e donne negli Stati Uniti e in Europa, dove ci sono moltissimi immigrati africani. Questa mutilazione è stata praticata su ben 130 milioni di bambine e donne nel mondo. Adesso due milioni di fanciulle rischiano ogni anno di diventare le prossime vittime, vale a dire 6.000 al giorno!

L'operazione viene eseguita di solito in condizioni primitive da donne del villaggio che si servono di coltelli, forbici, o addirittura di pietre aguzze. Non usano anestetici. La gravità dell'intervento varia secondo le tradizioni locali. Il danno minimo consiste nell'asportazione del clitoride. La mutilazione peggiore è l'infibulazione, che viene praticata sull'80% delle donne somale e impedisce loro di godere i piaceri del sesso per tutta la vita. L'idea di tutte quelle bambine che dovranno subire le mie stesse torture mi fa fremere di pietà e di sdegno. È dunque con orgoglio che ho accettato l'offerta del Fondo per la Popolazione delle Nazioni Unite di diventare ambasciatrice speciale e di associarmi alla sua battaglia. Ritornerò in Africa per raccontare la mia storia e denunciare questo crimine.

Gli amici temono che qualche fanatico possa tentare di uccidermi, poiché per molti fondamentalisti la mutilazione genitale femminile è una cerimonia sacra imposta dal Corano. Ma non è vero. Non c'è alcun passo del Corano o della Bibbia sulla mutilazione genitale femminile, io spero soltanto che un giorno nessuna donna debba più essere sottoposta a questa tortura, e che essa diventi un ricordo del passato. È per questo che io sono scesa in campo. Dal momento in cui Dio mi salvò da quel leone, sentii che aveva un progetto per me, qualche motivo per tenermi in vita. La mia fede mi dice che Dio voleva affidarmi un compito, la missione che ho intrapreso. Sono sicura che è piena di pericoli. E ammetto di avere paura. Ma tanto vale correre il rischio. È quello che ho fatto sempre in vita mi
a".

16. Suicidio religioso?

La stampa ha riportato varie iniziative, da parte di ambienti cattolici, in controtendenza alle proposte del Cardinale Biffi: vescovi che si preoccupano di trovare moschee ai musulmani, radio cattoliche che trasmettono in lingua araba per gli islamici, preghiere comuni con gli extracomunitari, leggendo insieme passi della Bibbia e dei Corano. Al di là della bontà o meno di tali iniziative sul piano oggettivo dei fatti ben 60.000 italiani si sono convertiti all'islam! Se poi si considera che nella sola Italia le moschee e i luoghi di culto sono 130, i centri di cultura islamica sono 123 c'è da temere che il numero delle conversioni all'islam aumenterà, anche a causa della notoria ignoranza religiosa di tanti cattolici. Un problema che dovrebbe preoccupare parecchio i pastori di anime.

Molto opportunamente il Sig. Massimo Orsi di Fiorano (Modena) scrive: "
Grazie, Cardinale Biffi, per le sue parole che condivido pienamente. Sono con­tento che finalmente, qualcuno delle alte gerarchie ecclesiastiche, si sia reso conto della gravità che l'immigrazione di fede islamica in futuro può diventare un problema serio per i cristiani. Era ora che qualcuno svegliasse le coscienze addormentate ed opulente dell'Occidente ed in particolare dell'Italia, sempre pronta a dire di sì a tutte le richieste (assurde), come il riconoscimento delle festività islamiche, la poligamia ed addirittura l'istruzione della religione islamica nella scuola pubblica da parte di insegnati musulmani, e magari perché no pagati con i soldi delle nostre sudate tasse. E pensare che in molte scuo­le pubbliche per colpa di una parte di politici ipocriti (quelli al governo), che per non rischiare di offendere le persone laiche o di altre religioni, hanno addirittu­ra tolto i crocefissi dalle aule.

Sulla stessa linea è la lettera di P. Giorgio Parissone di Lugo di Romagna (Ra) che scrive: "
Da molti anni frequento il mondo islamico, per lavoro e turismo e ne conosco alcune caratteristiche, che contemporaneamente mi attraggono e mi creano repulsione. Solo però a chi effettivamente si dedica allo studio profondo, alla ricerca, alla conoscenza della verità ad ogni costo, non possono sfuggire certi aspetti delle leggi islamiche, che non solo non posso condividere, ma che mi spingono a considerare tale mondo fuori dall'umanità. Al di là dei sorrisi, tante volte falsi, delle menzogne, molte volte dette, della cortesia, talvolta finta, sgorga una realtà brutale, inumana, senza misericordia e senza pietà. Una umanità, chiamiamola così, basata sull'ignoranza profonda, sul fanatismo irrazionale, sulla prevaricazione continua, sulla falsità intellettuale, sulla soppressione fisica, sulla assoluta mancanza di amore per il prossimo. Allora non posso che condividere le argomentazioni del cardinale Biffi: attenti agli Arabi! Il principio della reciprocità e della libertà religiosa, tanto invocata dai musulmani importati in Italia e no, non vale per i cristiani, ebrei, ortodossi etc. e nei Paesi fon­damentalmente arabi? Perché dobbiamo costruire moschee in Italia, quando è vietato non solo costruire chiese, ma avere un qualsiasi atteggiamento non musulmano in Arabia Saudita ed altri Stati simili?".

17. "Per riguardo ad Allah, vietato il rosario"

"
Si fa davvero fatica a crederci, ma è così, il regolamento del presidio ospedaliero di Valdarda (in pratica l'ospedale di Fiorenzuola) ha vietato ogni manifestazione religiosa nelle camere ardenti, salvo la benedizione delle salme. Chi volesse dunque recitare anche solo un sommesso rosario per un proprio caro non potrà farlo. E fin qui la decisione appare alquanto discutibile, ma quello che lascia esterrefatti e che inquieta è la motivazione, il divieto è stato deciso per evitare discriminazioni e nel rispetto delle altre religioni. Colui che ha partorito la brillante idea si considera probabilmente un campione dei "politically correct", ma è solo un esempio di fanatismo a rovescio. Ed è un esempio non isolato. Tempo fa in alcune scuole bolognesi fu proposto di vietare i presepi per non discriminare i bambini di altre religioni. Esiste un filone di pensiero, basato su una malintesa idea di società multirazziale e su un fondamentalismo antixenofobo che rischia di fare un pessimo servizio alla giusta causa antirazzista. La strada per far prevalere la comprensione e la solidarietà tra popoli e religioni non passa certo attraverso la distruzione dell'identità e della cultura del proprio paese". (Il Resto del Carlino, 1/11/2000, p. 9)

Continua nella Parte IV

Source:
http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/il%20cristiano%20e%20l'islam.htm


IHS

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